Storia della Guerra Elettronica 4. Guerra di Corea
Alla fine del conflitto il concetto ECM per la protezione delle missioni di bombardieri era ormai ben consolidato. La maggior parte dei B 17 e dei B29 erano equipaggiati con disturbatori "Carpet" e distributori di chaff, e alcuni avevano a bordo operatori dedicati alle ECM. Ma paradossalmente nei quattro anni seguenti si procedette ad un metodico smantellamento delle strumentazioni, degli impianti e dei laboratori e alla recessione dei contratti già stipulati. Alla fine del ’49 l’aviazione americana non possedeva un singolo velivolo in grado di condurre una operazione di jamming, né tantomeno in grado di difendersi in ambiente ECM. A causa del rapido insorgere delle complicazioni diplomatiche con l’Unione Sovietica ben presto si dovette procedere ad una rapida riprogrammazione delle attività. Si iniziò sul finire degli anni quaranta ad armare velivoli B17 e C47 con radiolocalizzatori (Direction Finding) per missioni di ricognizione lungo i confini dell’Unione Sovietica. Tale attività portò alla scoperta di una intensa attività dedita alla costruzione di una rete di difesa aerea e quindi all’esigenza di migliorare le capacità di scoperta e di apprestare tecnologie ECM. Il 25 giugno 1950 le forze nordcoreane attaccarono la Corea del Sud e l'aviazione americana schierò circa 100 bombardieri B-29 a supporto della forza militare organizzata dall'ONU per respingere l'attacco e restaurare le condizioni di pace e sicurezza nell'area. Gli attacchi portati dai B29 sugli obbiettivi del nord e sud Corea durante i primi 5 mesi di guerra non registrarono significativa resistenza da parte dell'aeronautica nordcoreana. Ma in novembre, con l'entrata in scena della Cina, la cose cambiarono rapidamente. Entrarono in azione caccia Mig15 transonici che operavano sulla Corea del nord dagli aeroporti allestiti in Manciuria. L'azione dei caccia Mig 15 era supportata da un sistema di controllo integrato terrestre dotato di una rete di radar di avvistamento (early warning) in Manciuria. La rete, durante la loro avanzata nella Corea del Nord, fu estesa anche in questo territorio in combinazione con artiglieria contraerea radar asservita. Gli obiettivi principali dei B29 erano rappresentati dalle strade e dalle ferrovie nordcoreane, dai ponti sopra il fiume Yalu e naturalmente, dalle basi dei Mig15 con i quali i bombardieri entravano regolarmente in contatto durante i voli diurni. Nonostante le lezioni della seconda guerra mondiale, per rivelare il meno possibile al nemico le potenzialità EW dell'USAF, i B29 non furono autorizzati all'uso del chaff contro i radar, ne a disturbare i canali radio di comunicazione dei caccia che rappresentavano una utilissima fonte d'informazione. La possibilità di risposta era limitata al disturbo locale (spot jamming) delle artiglieria contraeree radar asservite. A fronte di questa situazione si registrò un tasso di attrito molto alto. A metà aprile 1951, erano già stati abbattuti o danneggiati un quarto dei velivoli disponibili, circa 25 B29, per l'azione della contraerea e dei Mig15. A fine ottobre 1951 il tasso di attrito divenne inaccettabile: nell'incursione sull'aeroporto di Namsi, nel nord della Corea tutti e 10 i B29 impegnati nella missione, furono distrutti o seriamente danneggiati al punto di non essere più riparabili. Nei successivi 4 giorni si registrò la perdita di un'altro B29 e quattro danneggiati. Le missioni diurne nelle zone di operazione dei Mig15 furono sospese e si iniziarono le missioni notturne. Anche se il disturbo Spot jamming riusciva a degradare il rendimento dei radar di tiro, le artiglierie contraeree continuarono tuttavia a rendere la vita difficile anche durante gli attacchi notturni. Con l'introduzione di una tattica che ricordava le operazioni Wilde Sau della Luftwaffe, esse divennero ancora più letali. Le operazioni di intercettazione dei Mig15 furono combinate con l'impiego di riflettori illuminanti radar controllati. Durante l'attacco al ponte ferroviario di Kwaksan, il 10 giugno 1952, 2 dei 4 B29 furono distrutti e un terzo seriamente danneggiato. Conseguentemente le missioni dei B29, da allora in avanti, furono condotte solo durante le notti con copertura nuvolosa e, molto più importante, furono eliminate le restrizione EW per permettere l'uso del chaff e dei disturbi sulle frequenze di controllo dei caccia. Questi cambiamenti coordinati con azioni SEAD condotte da B26 e dall'utilizzo di caccia notturni di scorta, ridussero notevolmente le perdite durante gli ultimi 7 mesi di guerra. Il conflitto coreano fu uno shock per l’aeronautica americana convinta della propria superiorità tecnica. L’introduzione del Mig 15 assistito da una efficace rete di difesa aerea radarcontrollata costrinse gli americani ad usare i bombardieri B29 solo di notte al fine di limitare le perdite. Enfatizzò la necessità di dotare i bombardieri di capacità ECM, mentre la caccia non incontrò mai significative minacce radar e come risultato non fu equipaggiata con apparati ECM.
|
Ai nordcoreani i russi avevano ceduto un certo numero di radar Rus I (Dumbo), Rus II, Mark II inglesi e SJ americani. Contro questi apparati, benchè impreparati dal punto di vista della guerra elettronica, gli americani trovarono un insperato e provvidenziale ricevitore di allarme radar già installato sui loro aerei. Sin dalle prime incursioni aeree, i piloti americani avevano notato, infatti, che prima di entrare sotto il tiro delle artiglierie contraeree avversarie la lampadina spia dell'apparato per l'atterraggio strumentale cominciava a lampeggiare, fornendo loro un prezioso preavviso di pericolo. (vedi: RWR) Ciò dipendeva dal fatto che i radar di scoperta Rus II operavano su una frequenza di 72 MHz, quasi uguale alla frequenza alla quale erano sensibilizzati gli apparati per l'atterraggio strumentale (75 MHz). Quando entrò in funzione il nuovo radar di scoperta cinese, che operava nella banda X, questo vantaggio fu definitivamente perduto. Durante gli anni ’50 nonostante i progressi tecnologici ed accurate previsioni sul ruolo e le minacce possibili anche per gli aerei da caccia, gli sviluppi delle ECM e dei relativi programmi furono scarsissimi, e limitati al settore della ricognizione e del supporto del jamming. Tuttavia il conflitto coreano aveva dimostrato che la Guerra Elettronica poteva consentire una riduzione del tasso di perdite, specialmente nelle operazioni aeree. Subito dopo il conflitto, infatti, cominciò un vero e proprio riarmo elettronico da parte di tutte le grandi potenze, che cominciarono a dedicare grandi sforzi allo studio e alla realizzazione di nuovi tipi di apparati, ritenuti indispensabili per poter impiegare i propri bombardieri nelle azioni di penetrazione nello spazio aereo avversario senza essere scoperti dai radar e contrastati da sistemi d'arma guidati elettronicamente.
WWW.QUELLIDEL72.IT