36^ Aerobrigata I.S. - 9. Resoconto della visita ai siti italiani Jupiter di A. G. James
 

 


Ho passato il 15 di settembre a Gioia del Colle, la base più importante dei due squadroni italiani degli Jupiter, che dista 40 minuti di macchina da Bari. Gioia è il centro del complesso degli Jupiter. A Gioia, una ex base aerea della NATO, si trova il comando del generale Graziani e del vice comandante, un colonnello dell’aviazione US. Qui si fa la ricezione, la manutenzione e lo smistamento dei missili e delle armi. Qui si trova anche il posto di comando. Vi si trova una lunga ma stretta pista di decollo usata regolarmente ma in modo non frequente. Si trovano anche i centri amministrativi italiani ed americani, gli alloggi italiani, i mezzi di supporto americani costruiti da poco e altre cose del genere. I mezzi di supporto degli US non sono utilizzati ora, per richiesta del governo italiano; fino alla riduzione graduale della presenza US, la nostra gente continuerà ad utilizzare le attrezzature di supporto a Taranto. Quando il personale americano sarà stato ridotto saranno usate le attrezzature di supporto in Gioia. Il personale statunitense alloggia per la maggior parte a Taranto, a circa 50 minuti di auto da Gioia. Come attestato da H…, l’Aviazione desidera costruire gli alloggi per gli americani e le rispettive famiglie a Gioia per alleggerire un po’ la fatica del viaggio di due ore al giorno e per radunare il personale americano così da poterlo raggiungere e radunare in breve tempo in caso di emergenza.

In un raggio che varia da 10 a 30 miglia da Gioia sono distribuite le dieci postazioni, ognuno dotata di 3 missili Jupiter. Ogni postazione, ad eccezione della numero 1 che si trova vicino a Gioia, è dotata di un proprio supporto logistico. Ho visitato solo la postazione numero 9 ma suppongo che essa sia identica alle altre. Alcune postazioni sono localizzate su piccole colline, altre in campo aperto, una è molto vicina alla linea ferroviaria, molte vicinissime alla strada, visibili. La maggior parte delle basi è circondata da alberi  che crescono molto vicini, benché nella scorsa stagione siano stati operati dei tagli. I carabinieri perlustrano sporadicamente i boschi e i campi circostanti ma non esiste un pattugliamento regolare oltre la doppia recinzione. Di notte il luogo è pienamente illuminato e dall’alto si può ben notare ed identificare ogni singola postazione.

In questo momento a Gioia  non sono immagazzinate testate da guerra che si trovano tutte montate sui 30 missili e non ne esistano altre di scorta, per quanto io ne sappia. In ogni caso a Gioia esistono le strutture  per immagazzinare le testate. Ho visto la costruzione quadrata in cemento, non è a forma di igloo, a non più di 200 metri dalla pista di decollo. Mi è stato assicurato che era un criterio stabilito dalla NATO, ma immagino che per un criterio di sicurezza si potrebbe localizzarlo a distanza maggiore dall’area di decollo. Mentre eravamo a Gioia, 3 missili non erano operativi a causa di alcune riparazioni e dei programmi di  manutenzione. Ritengo  (benché non possa essere sicuro in quanto il sito che ho visitato aveva tutti i tre missili operativi) che quando un missile deve essere rimosso dal posto, la testata sia rimossa e immagazzinata temporaneamente in un edificio in cemento più o meno al centro di ogni postazione. In ogni postazione si trovano due ufficiali della US Air Force e due avieri americani che prestano un servizio con turni di 48 ore. Gli ufficiali sono ufficiali di Controllo del Lancio (LAO, Launch Authentication Officer), mentre gli avieri svolgono il servizio di custodia alle testate. La guardia (solo uno alla volta è di servizio) sì posiziona in un punto dove può osservare contemporaneamente le tre testate montate sui rispettivi missili. La guardia deve anche essere presente allo smontaggio dei missili e alla rimozione delle testate  Gli italiani effettuano turni di 8 ore.  Questo sistema non permette molta flessibilità in caso di malattie o licenze. Le autorità americane hanno cercato di convincerli a formare almeno 4 squadre. Ogni postazione è comandata da un ufficiale italiano con il grado di  maggiore o tenente colonnello.
Le dieci basi sono collegate con Gioia mediante linee di comunicazione via terra e via radiofrequenza. E’ possibile dare istruzioni contemporaneamente a tutte e dieci le postazioni. Gioia è connessa a SHAPE sia mediante circuiti terrestri che radio. Secondo alcuni ufficiali americani, le comunicazioni non sono  un problema, almeno per loro che sono i destinatari finali.  Le basi ricevono naturalmente le istruzioni di lancio da SHAPE, e nel caso SHAPE non fosse in grado di ottemperare, gli ordini di servizio sarebbero trasmessi da  AFSOUTH. Un minuto e mezzo dopo il ricevimento dell’ordine di lancio al quartiere generale di Gioia, le istruzioni di inizio del conto alla rovescia sono trasmesse alle basi. Tutti i missili operativi devono poter essere lanciati dopo un conto alla rovescia di 15 minuti. Tuttavia il Vice Comandante americano stima che solo il 60 % dei missili può essere lanciato entro il conto alla rovescia dei 15 minuti, il 20% entro i successivi 15 minuti e per il resto non si sa.

Al ricevimento dell’ordine di lancio nelle basi, l’ufficiale LAO italiano inserisce una chiave per iniziava le procedure di lancio. Appena prima del completamento delle procedure di lancio, l’ufficiale LAO americano inserisce e gira una seconda chiave. La chiave non è portata al collo ma custodita in una cassaforte situata nel carro LCT (Launcher Control Van). Gli ufficiali americani precisano che la seconda chiave non è l'unica sicurezza contro il lancio non autorizzato. Nel caso l'LCO americano fosse catturato e/o gli fosse sottratta la seconda chiave, si può ricorrere a diversi altri mezzi, anche all'esterno del LCT, per impedire il lancio del missile – come il taglio del rifornimento di ossigeno liquido, del carburante, ect. … Infatti per il supporto tecnico gli italiano sono molto dipendenti da noi. Si possono inoltre trattenere i dati del bersaglio che sono custoditi al quartiere generale a Gioia. Sempre secondo nostri ufficiali a Gioia, allo stato attuale, gli italiani non sono in grado di dispiegare un missile, anche se potrebbero raggiungere tale capacità con il tempo.

Miscellanea

Il più grosso problema operativo è la produzione di ossigeno liquido in quantità sufficiente da mantenere il rifornimento di carburante abbastanza elevato e permettere il lancio del missile entro i 15 minuti. Gli ufficiali americani pensano di averlo sistemato il problema avendo reso operativo un impianto da 25 tonnellate di ossigeno liquido proprio la scorsa settimana.
Gli alloggi, come detto in precedenza, sono il fattore critico. Il personale americano è disperso in tutto il circondario, benché in genere concentrato in Taranto. Solo uno oltre il vice comandante US può essere raggiunto telefonicamente a Taranto cosicché si è escogitato un sistema di staffette. Raggruppare un numero sufficiente di personale americano per affrontare un’emergenza o un allarme richiede qualche ora. Quindi è molto importante avere alloggi per ufficiali e soldati e loro famiglie nella base di Gioia. Come evidenzia l’Ambasciata in un dispaccio recente, è essenziale che se le Forze Armate USA costruiscono alloggi per il proprio personale a Gioia esse adempiano all’obbligo che gli italiano credono abbiamo assunto due anni fa e di costruire gli alloggi anche per loro. Solo la metà degli alloggi degli italiani necessari sono disponibili alla base.

La mancanza di personale italiano tra gli ufficiali inferiori e nei soldati è un problema serio. Il comandante generale Grazziani ha ottenuto i pieni voti dagli ufficiali americani. Ha energia e convinzione e sta facendo un buon lavoro, ed è assistito da abili ufficiali. Gli istruttori italiani sono considerati buoni ed alcuni sono al nostro livello. In ogni caso la missilistica non sembra molto appetibile a moltissimi ufficiali italiani che sentono che andare a Gioia significhi andare in esilio. Considerazioni personali e di carriera hanno giocato un certo ruolo nel portare alcuni Ufficiali italiani e EM alla conclusione di non voler restare nella missilistica. Perciò c’è una carenza forte di personale che voglia imparare nel campo della missilistica. Come mi è stato fatto notare, le forze aeree italiane si sono molto assottigliate con la partecipazione ai programmi degli Jupiter, degli F104 e dei NIKE.


144b
Mi è stato detto che nessun RD (??) è stato ancora trasmesso agli italiani, né il distaccamento US ha istruzioni di comunicarne qualcuna. Per quanto concerne la parte americana, l’accordo 144b non farebbe differenza alcuna per le capacità operative degli italiani. Sarebbe un po’ più conveniente che gli italiani potessero fare assistenza nel mettere e levare le testate e sarebbe utile averli in una posizione tale da assolvere a qualche compito attualmente degli US nel caso di emergenze o incidenti. In assenza di una autorità per trasmettere RD(????), gli US non hanno potuto confermare o negare agli italiani la presenza di testate nucleari americana Gioia. Questa è naturalmente una anomalia poiché gli italiani sanno chiaramente che ci sono ….. Non ho idea se il tacere questa informazione bruci negli Italiani; essi non ne hanno parlato con gli ufficiali della USAF.

Segretezza
Non ha nessun senso mantenere la segretezza sugli Jupiter e il loro posizionamento, ma sembra che il Governo Italiano preferisca così per ragioni politiche. Quando il ministero degli esteri ha dato il permesso di visitare la base di Gioia a me e al senatore Pastore e al deputato del congresso Price, ci fu specificato che il permesso era accordato a condizione che non venisse fatta alcuna pubblicità

Sicurezza
La guardia italiana fa il proprio lavoro con molto scrupolo, direi che il mero atto della guardia è ben fatto. Comunque i missili rimangono vulnerabili ad un sabotaggio. E’ possibile, benchè non proprio realistico se si tiene conto dell’intensa attività dei carabinieri nelle aree circostanti, che un sabotatore possa danneggiare il rivestimento di uno dei razzi con un fucile. Un piccolo aereo veloce potrebbe entrare e fare dei danni. Non ci sono né NIKE né altri sistemi di difesa aerea nelle vicinanze (comunque sembra che non ce ne siano sulle coste). Non ho idea che grado di probabilità ci sia che accada una cosa del genere. La dispersione delle postazioni rende meno probabile che possano essere arrecati danni critici ai razzi tanto da influenzare nettamente la capacità di portare in porto la sua missione. Colpire tutte le dieci posizioni richiederebbe l’attività sostanziale di un numero di persone elevato che i carabinieri facilmente potrebbero intercettare. Inoltre un sabotaggio è piu probabile che accada in un momento di tensione elevata quando il nemico ha la paura che noi possiamo lanciare i razzi. Durante tali momenti, i carabinieri certamente sarebbero di più, l’area ben pattugliata e fornita la protezione aerea. In breve gli italiani e noi stiamo assumendo un qualche rischio mettendo i missili nella loro posizione attuale, ma il rischio sembra calcolato e non può essere tanto serio da danneggiare l’essenziale utilità degli Jupiter così come l’abbiamo immaginata.

Jupiter come sistema
Credo che siano meglio di nulla. Come qualcuno ha già chiarito, essi fanno ridislocare parte della forza missilistica sovietica che ora devi coprirli. Quanto sia sostanziale quella forza non so, ma i 30 Jupiter sono cosi largamente distribuiti ed immaginerei che una quantità simile di missili sovietici sarebbero abbattuti dagli Jupiter a Gioia. L’ambasciata ha ancora i tremiti del telegramma del dipartimento che discute della possibilità di cancellare il programma Jupiter in Italia. Gli italiani hanno preso una dura decisione e dobbiamo essere molto attenti sul come e quando ritirarsi dal programma Jupiter.

Alan G.James

 

 

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