Aviatori di Legnago - Gen. Pilota Giuseppe "Bepi" Biron
Nato a Legnago il 13 ottobre 1914, in
Aeronautica dal 1935 al 1971 quale pilota da
caccia. Decorato al Valor Militare con cinque
medaglie d’Argento, due medaglie di Bronzo, una
Croce di Ferro Tedesca di seconda classe e due
Croci di Guerra. Ha al suo attivo l’abbattimento
di quindici aerei nemici. La storia di Bepi
Biron è affascinante e singolare, come si può
facilmente evincere da una sua inedita
pubblicazione dal titolo “UNA VITA”, pubblicata
nel 2002, che lo stesso non ha mai voluto
ufficializzare. Nel 1935, conseguito il brevetto
di pilota militare sull’Aeroporto di San Vito
dei Normanni (BR) su velivolo CA100, fu
assegnato alla 108^ Sq. di ricognizione
strategica e inviato a Mogadiscio in Somalia.
Durante la missione in Africa fu protagonista di
un atterraggio d’emergenza per piantata del
motore. Alla fine dell’anno, rientrato in
Italia, fu assegnato al 6° Stormo prima a
Gorizia poi a Campoformido ed infine a Rimini.
Nel 1938 si offrì volontario per la Spagna dove
operò, inquadrato nel gruppo la “Cucaracha” con
base a Saragozza, con velivolo CR.32 a fianco
dei tedeschi che schieravano velivoli
Messerschmitt. Nel dicembre del 1939 rientrò
dalla Spagna e fu assegnato sulla base di
Treviso operando sui nuovi velivoli Macchi 200.
Qui chiese di essere ammesso all’Accademia
Aeronautica di Caserta, permanendo lì per due
anni. Conseguito il grado di S.Ten. Pilota fu
assegnato al 22° Gruppo Caccia a Tirana
(Albania) per essere subito dopo inviato in
Russia. Durante la missione in Russia inventò il
famoso stemma del 22° Gruppo, rappresentato da
uno spauracchio in un triangolo bianco che si
“Fuma” le stelline rosse, che simboleggiano i
caccia russi. Nel maggio del 1942 rientrò in
Italia e fu assegnato a Roma Ciampino dove
iniziò a volare su velivolo RE-2001. Promosso
Tenente iniziò una lunga serie di missioni di
scorta alle navi italiane nel mediterraneo,
missioni che proseguirono con partenza dagli
aeroporti siciliani, sardi e anche da Napoli
dove fu raggiunto dall’8 settembre 1943. Dopo
l’armistizio, l’uomo trionfante dell’Africa e
della Spagna non esitò a fuggire al nord Italia
per raggiungere Treviso e la sua famiglia,
sfuggendo alla cattura dei tedeschi. Qui si
impose una decisione importate, e, pur di
continuare a volare, trascurando la scelta
politica che stava per fare, aderì alla
Repubblica Sociale dimostrando soltanto di
essere fedele alle ragioni della sua storia in
Africa, Spagna, Russia e nello scacchiere del
mediterraneo. Fu assegnato al 1° Gruppo da
caccia di stanza a Reggio Emilia e
successivamente a Vicenza, operando in missioni
di disturbo ai bombardieri alleati. In una di
queste missioni, nel luglio del 1944 fu
abbattuto nel cielo di Oderzo (TV) e mentre il
Macchi perdeva quota, uscì dalla carlinga per
lanciarsi, ma impattò con i piani di coda del
velivolo giungendo a terra con la cassa toracica
sfondata. Soccorso dai tedeschi, fu ricoverato
in ospedale e curato. Dimesso dall’ospedale dopo
40 giorni, raggiunse il Reparto a Gallarate e
venne inviato in Germania per l’addestramento
sul Messerschmitt. In licenza a Treviso, durante
il viaggio di rientro al reparto, rimase
incidentalmente vittima, a Bassano del Grappa,
di un attentato sul Ponte degli Alpini, perdendo
un occhio. Ricoverato all’ospedale di Padova
dopo una lunga degenza rientrò a Gallarate
proprio alla vigilia della fine delle ostilità.
A guerra finita era stato allontanato
dall’Aeronautica e per sbarcare il lunario
accettò un posto di viaggiatore di commercio per
la Palmolive, lavoro che fece per quattro anni.
Agli inizi degli anni cinquanta fu richiamato in
servizio e grazie all’autorevole interessamento
del Generale Remondino fu, con una legge “ad
personam”, riammesso al volo e inviato a Gioia
del Colle, dove riprese a volare su Macchi 416 e
G46. Nel 1954 Bepi Biron approda al 51° Stormo
ad Istrana e diventa subito un personaggio di
spicco ricoprendo nel Reparto numerosi incarichi fra cui responsabile della
Sicurezza Volo e quale incarico principale Istruttore di Volo strumentale su
velivolo T33, abilitando intere generazioni di piloti al volo senza
visibilità. Ha volato sino al suo ultimo giorno di servizio coronando la sua
splendida carriera di pilota sul velivolo F104S del 22° Gruppo, con circa
7000 ore di volo totali. Ha sempre rappresentato e sempre rappresenterà la
vera Bandiera del 22° Gruppo di volo. (Cenni biografici redatti dal Gen.
Riccardo Marchese).
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