Gastone Zanetti - 2. Il Veleggiatore S. Rocco
Il veleggiatore S.
Rocco era un prototipo di piccola
apertura alare (11,10 m), somigliante al tipo S.
Ambrogio costruito dall'ing. Della Torre. Le ali erano di
tipo a sbalzo con l'aggiunta di due piccoli montanti al
fine di migliorare il coefficiente di robustezza. Era
dotato di un attacco alare simile a quello
del velivolo olimpionico Olympia Meise.
Il Veleggiatore
aveva un longherone a
cassetta quasi interamente rivestito con doppia
fasciatura di tela. Impiegava profili tipo Gottinga 535 e
549. L'impennaggio orizzontale era fissato alla
fusoliera con due bulloni e due tiranti di acciaio.
Fusoliera a sezione anteriore ottagonale sfumante
posteriormente a pentagonale. Il pattino di atterraggio
era dotato di sei ammortizzatori di gomma, mentre quello
di coda aveva una piccola molla a spirale. Il posto di
pilotaggio era situato anteriormente al longherone alare
e disponeva di un ottima visibilità grazie ad un
tettuccio finestrato di celluloide fissato sulla
fusoliera. Aveva un peso a vuoto di 115 kg, una
lunghezza di 4,85 metri, ed una superficie alare di
10,40 mq..
Il veleggiatore S.
Rocco fu
collaudato nel febbraio del 1941 sul campo di Bovolone
alla presenza di una troupe dell'Istituto Luce e del
federale di Verona. Il velivolo fu immatricolato nel
registro di Roma il 26 giugno 1941, con la matricola
I-ZANE. Il nome S. Rocco deriva dal santo cui è dedicata
la parrocchia nativa di Zanetti, Caselle di Nogara. Il
veleggiatore fu costruito presso la falegnameria Soardo
di Campalano (una frazione di Nogara). La mattina del 15
maggio del 1941, insieme ai suoi compagni di classe del
Messedaglia di Verona, Gastone Zanetti trasportò il
S.Rocco sul Monte Tondo, nei pressi di Negrar.
Trascinato il veleggiatore sul monte con l'aiuto di un
carrello trainato da biciclette, si lanciò, dopo molti
tentativi nel vuoto come un deltaplano. Il veleggiatore
purtroppo precipitò ma grazie ad un provvidenziale
terrazzo che fermò la caduta, Zanetti uscì incolume
dall'incidente. L'avventura sul Monte Tondo fu
raccontata dallo stesso Zanetti in un articolo
pubblicato sul giornale l'Aquilone. L'aliante fu poi riparato e messo in
sesto. L'8 settembre 1943, l'aliante, che si trovava sul
campo di Bovolone, fu requisito dai tedeschi e non fu
più ritrovato.
WWW.QUELLIDEL72.IT